Pensare positivo. Chi può dire di non aver pensato almeno una volta che è arrivato il momento di cambiare, di ricominciare diversamente, facendo a se stesso o agli altri la promessa di… bere di meno, essere meno irascibile, non fumare più, moderarsi a tavola e di altro ancora. Ebbene quel proposito di rimediare alle proprie debolezze non è che l’affermazione del diritto alla felicità, tanto più sentita quanto più a fatica conquistata. E’ anche il primo passo verso quel pensare positivo che aiuta ad affrontare in maniera costruttiva la vita e le sue difficoltà.
Status symbol, beni immobili o ricchezze… tutti i desideri sono legittimi, ma per la felicità servono soprattutto rapporti appaganti: familiari, d’amicizia, di lavoro. Su questo argomento Albert Einstein ha scritto: “Una vita calma e modesta porta più felicità della ricerca del successo abbinata a una costante irrequietezza”. Un figlio ha bisogno di genitori sereni, non di lavoratori stressati; un amico, di ascolto e disponibilità di tempo, non di un superficiale “ciao, come stai?”.
Si deve riflettere sulle priorità, su cosa e chi “amare”: giocare con il bambino o pulire ossessivamente la casa? Ricordiamo che eudemonia, uno dei termini greci con cui si traduce “felicità”, significa proprio “fiorire, sbocciare, realizzarsi, trovare la grazia”. L’amore rivolto al benessere degli altri, la compassione che si occupa della sofferenza altrui, nel pensiero e nelle azioni, sono esempi di emozioni che favoriscono lo sviluppo armonioso della persona e l’irradiarsi della felicità. Esiste un unico modo per trovare la felicità, e consiste nel dare la priorità alla vita interiore piuttosto che alle acquisizioni esteriori.
Non dico che si debba completamente lasciare da parte la riuscita sociale, no; dico che se si mostrasse che è più importante sfruttare le proprie ricchezze interiori, la società sarebbe migliore, anzitutto perché vi si incontrerebbe più generosità. Chi invece ha lavorato e lavora per acquisire ricchezze spirituali sente che si arricchirà ancora di più cercando di aiutare gli altri.
Ricordatevi di non tenere per voi la vostra felicità: condividetela; in questo modo non solo farete del bene agli altri, ma inoltre amplificherete in voi quegli stati. Sì, si tratta di un fenomeno magico: per conservare la propria gioia, occorre saperla condividere!
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