“La felicità quella vera, è molto difficile da raggiungere, ma ciò non è impossibile. E’ necessario molto lavoro, molta volontà e, soprattutto molta capacità di discernimento: capire che quella che la maggioranza degli uomini considera “felicità” è fatta soltanto di piccoli piaceri, di piccole soddisfazioni, di felicità apparenti”.
Il bisogno di felicità è profondamente connaturato nell’essere umano, ed è proprio questo bisogno che lo stimola e lo guida. Naturalmente, a seconda del suo temperamento, la felicità gli appare sotto forme diverse, ma soprattutto sottoforma di piacere; infatti, la felicità non è mai separata dal piacere, tanto che quasi tutti confondono l’una con l’altro. Credono che tutto ciò che è piacevole, attraente, simpatico, gratificante o che abbia per loro una certa importanza, debba renderli felici, ma non è affatto così. Se si analizza quello che il piacere è realmente, e come e dove lo si trovi, ci si renderà conto che la faccenda è ben più complessa. Se il piacere fosse un sinonimo di felicità, tutti navigherebbero nella felicità.
Il piacere è una sensazione gradevole ma momentanea, e ci induce a credere che, protraendola il più a lungo possibile, farà provare la felicità, ma non è così. Perché non è così? Perché tutte quelle attività che procurano rapidamente e facilmente una sensazione piacevole, per la maggior parte del tempo non operano su un piano molto elevato, in quanto coinvolgono solo il corpo fisico, forse il cuore e in minima parte l’intelletto. Quindi, non è possibile essere felici quando si cerca di soddisfare unicamente il corpo fisico, il cuore o anche l’intelletto, poiché in questo caso si tratta di soddisfazioni parziali ed effimere. La felicità, contrariamente al piacere, non è una sensazione dell’istante, ma riguarda l’essere nella sua totalità.
Cercando il piacere, l’uomo pensa soprattutto a se stesso; infatti, il suo piacere è tutto suo. Non cerca il piacere degli altri, ma unicamente il suo. Non dico che ci si debba privare di tutti i piaceri e di tutte le soddisfazioni; questo non avrebbe senso. Infatti, è la natura stessa che spinge gli uomini alla ricerca del piacere, altrimenti la vita perderebbe gusto, non avrebbe senso e diventerebbe squallida e monotona. E’ il piacere quello che anima e colora l’esistenza, per cui non si tratta affatto di sopprimerlo. Semplicemente, non lo si deve né mettere al primo posto né farne lo scopo della vita, ma orientare le proprie tendenze verso qualcosa di più costruttivo. Noi tutti obbediamo a istinti e desideri, ed è normale, ma non è questo un buon motivo per lasciarci andare a fare solo quello che ci piace; la felicità, ve lo ripeto, non è il piacere.
Se volete intraprendere il lungo e faticoso cammino verso la felicità per poterla, a vostra volta, donare agli altri, cercatela fuori dai sentieri battuti, in un mondo lontano dal piacere!
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