Questo metodo, introdotto come terapia da Vincent Priessnitz, consiste nell’avvolgere certe parti del corpo e talvolta anche tutto il corpo in un lenzuolo umido (di acqua fredda) in lino o in tessuto di spugna; vi si mette sopra un panno asciutto che deve avvolgere il lenzuolo umido e poi, per finire, un tessuto (o una coperta) di lana che si potrà fissare con una spilla di sicurezza perché il tutto rimanga ben fermo.
Questo sistema esercita un’azione decisamente sorprendente! La stimolazione provocata dal contatto con l’acqua fredda determina in un primo tempo una contrazione dei vasi, presto seguita da una dilatazione. Così, nei punti avvolti, il calore del corpo si accresce provocando una certa evaporazione dell’umidità.
Gli effetti sono molteplici: revulsivo e calmante, questo bendaggio placa il dolore, abbassa la febbre, assicura una migliore irrorazione della pelle e stimola il metabolismo. E’ un trattamento molto indicato contro i malesseri leggeri, ma anche contro gli attacchi improvvisi di febbre, specialmente nei bambini. Basta che la persona si corichi in un letto caldo e gli si rinnovi il bendaggio ogni 20-25 minuti per vedere la febbre calare e l’infiammazione regredire. Si può anche lasciare la persona coricata senza rinnovare il bendaggio fino a che senta caldo (cioè per circa un’ora): una migliore irrorazione sanguigna facilita la produzione di anticorpi nei punti in questione.
Nei casi di infreddature gravi o di malattie infettive si può lasciare il bendaggio al suo posto fino a che la persona sudi (un’ora e mezza circa). Dopo aver ritirato il bendaggio, bisogna lasciare il malato coperto per almeno una trentina di minuti, dopodiché egli si potrà asciugare o lavare in acqua tiepida.
Non sempre è utile il bendaggio di tutto il corpo. Un bendaggio parziale è spesso sufficiente. E’ bene lasciare un certo intervallo fra l’una e l’altra applicazione per non stancare la persona.
Per accentuare l’azione di un bendaggio, si possono inumidire i panni e gli asciugatoi immergendoli in una soluzione di aceto (1 volume di aceto per 4 volumi di acqua) o nell’acqua salata (2 cucchiaiate di sale per un litro di acqua).
Ho pure ottenuto risultati eccellenti con decotti di piante medicinali, particolarmente la camomilla (impiegandone 2 cucchiai da tavola che si fanno bollire nell’acqua a fuoco lento per 10 minuti circa, per poi filtrare); l’equiseto o coda cavallina (facendone bollire 3 manciate per circa mezz’ora, si filtra e si inumidisce il tessuto nell’acqua di ebollizione), e i fiori dei fieni che è meglio farli caldi o addirittura caldissimi. Li raccomando a chi, soprattutto all’inizio del trattamento, non sopporta i bendaggi all’acqua fredda.
Anche applicazioni di una purea di formaggio bianco o di chicchi di lino in un telo umido danno risultati eccellenti, così come l’argilla medicinale diluita nell’acqua (è in vendita nelle farmacie).