CIBO E SPIRITUALITA’
Prima di tutto noi siamo corpo, un corpo con la capacità relazionarsi, ed è attraverso il corpo che si fa esperienza di Dio. Ma il corpo ha bisogno di nutrirsi per vivere. Quando mangiamo, noi mostriamo che continuamente riceviamo la vita da qualcosa di esterno che immettiamo in noi. Attraverso il cibo riconosciamo di non essere autosufficienti, onnipotenti. Ma, allo stesso tempo, diciamo che il limite è una cosa positiva, perché è ciò che rende possibile la relazione con gli altri. Mangiare, insomma, richiama l’opera di Dio che continuamente ci nutre, ci dà la vita. Ecco perché il cibo è così strettamente connesso con la spiritualità.
A tavola non si condivide soltanto il cibo ma sguardi, parole, sorrisi, cioè il senso della vita sostenuto dal cibo stesso: mangiare insieme è una dimensione che apre alla comunione. Una comunione di cui si fa esperienza sin dalla primissima infanzia, nel rapporto madre – neonato. “Mangiando entriamo in relazione con il mondo, perché esprimiamo non solo il nostro appetito fisico, ma anche il nostro desiderio , la nostra affettività” afferma il biblista Luciano Manicardi.
Tra cibo e spiritualità interiore da sempre un legame stretto e inscindibile, non solo di carattere funzionale; noi siamo anche quello che mangiamo o non mangiamo, e il nostro rapportarci con il “pane quotidiano”, dono del Signore perché nessuno ne venga a mancare, dice molto della nostra identità cristiana. Nutrirsi e nutrire, sono due gesti che fanno l’intelaiatura della vita e nel loro ripetersi garantiscono la sua sussistenza. Anche se la routine ci ha sottratto questo senso profondo, il cibo è ciò che ci strappa alla morte, rivelandoci la limitatezza dell’esistenza umana, il fatto di essere creature bisognose e dipendenti. Il cibo, poi, non nutre solo il corpo, ma consolida le relazioni, le arricchisce e le qualifica. Anche per questo il pane non è mai solo pane, ma rimanda al rapporto che noi intratteniamo con il mondo, le cose, gli altri, vicini e lontani, con il nostro e l’altrui corpo.
L’intreccio del cibo con il mondo, con la vita e con gli altri è più stretto di quanto si pensi, e ci pone “sul piatto” una delle grandi questioni dell’esistenza umana: il rapporto tra natura e cultura. Parlare del cibo che non è solo “carburante” per vivere ma implica dimensioni relazionali a corto e lungo raggio, significa parlare dei grandi problemi che attanagliano l’umanità, e spinge il nostro sguardo verso orizzonti più vasti e spesso trascurati.