“Se c’è qualcosa di duraturo nella vita questo è il dolore. Imparare a conviverci è l’unico rimedio per non impazzire.”
M. Scirpoli
“C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce: è una canzone di Leonard Cohen tratta dall’album “The Future” del 1992 ed è un canto di speranza: ogni evento, anche il più doloroso, possiede dentro di sé una luce, un significato, un’opportunità. E proprio come Zingonia Zingone, poetessa, ho deciso di salvare nella mia “cassaforte impermeabile” questa magnifica canzone da cui ho tratto il titolo del libro. L’abbraccio suadente di Cohen è come l’abbraccio di un padre, del Padre per eccellenza. Consola e dà speranza, invitandoci a non ricercare la perfezione ma a capire che la resurrezione è già presente nella nostra vita. Basta accogliere ogni evento, soprattutto quelli più dolorosi, come fonte di luce e dunque di rinnovamento.
La mia storia vuole essere una testimonianza. E’ una storia tra tante ma è una storia reale vissuta nell’anonimato della quotidianità. Una storia tra tante storie di sofferenza, di cui non si conoscono i nomi né i volti, storie di “eroi silenziosi”. Ma quando delle giovani vite vengono strappate da questa Terra un dolore sordo nasce spontaneo in chi li conosce, nei familiari in primis e poi in tutta la comunità d’appartenenza.
Ho perso due fratelli, Antonio e Marcello, i miei due unici fratelli maggiori, e da quel momento il mio rapporto con la vita, la malattia e la morte è cambiato radicalmente ed è proprio quello che voglio “passare” a Voi che mi leggete in queste pagine. Da questa immane tragedia ho imparato una lezione forte e chiara: la sofferenza è un avvertimento. E’ una lezione. Solo se ascoltata e capita ti forgia, altrimenti rimane solo un dolore sordo e muto senza un perché e tutto ciò non avrebbe alcun senso per noi, per tutto il tempo che siamo chiamati a vivere su questa Terra. Rimarremmo dove siamo ma non siamo stati creati per questo. Siamo stati creati per ri-nascere, per evolverci. Crescendo e percorrendo il viaggio all’interno di noi stessi con convinzione, fiducia e determinazione ci ritroveremo a perdonare le antiche offese e a perdonarci. Ci riscopriremo a ringraziare le persone e la vita per quanto abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere, a mettere ordine nei nostri rapporti interpersonali e soprattutto ci assumiamo la responsabilità di come conduciamo la nostra esistenza. Infine “Diventa ciò che sei” afferma Valerio Albisetti, una delle presenze più significative della psicoanalisi contemporanea, nel suo libro che porta questo stesso titolo. “Nella misura in cui non si arriva a essere ciò per cui si è stati chiamati su questa terra, si crea nell’Io un senso profondo di vuoto. Un senso profondo di inutilità. Un senso profondo di insoddisfazione. Un senso profondo di disperazione. Sottile. Impalpabile. Mortale. E questo senso profondo di vuoto è una sorta di malattia”.[1]
E adesso… prima di iniziare questo viaggio, ti chiedo di chiudere il libro, tenerlo tra le mani e sentirlo con il cuore…
Grazie.